Il latte animale è pericoloso

Salute: il latte animale fà male: la ricerca

latte e formaggiLatte e caseina: i due peggiori veleni dei nostri tempi

Il fatte fà bene? Certamente sì, se parliamo di latte umano, quello prodotto dalla nostra specie per lo svezzamento dei cuccioli della nostra specie. Riflettete: avete mai visto un altro animale adulto bere latte? La risposta è semplice: no. L’uomo è l’unica specie che beve latte anche da adulto e per di più beve il latte di animali di altre specie, che ovviamente non può essere un alimento indicato per altre specie. Noi siamo l’unica specie che beve le secrezioni della lattazione di un’altra specie NONCHE’ l’unica specie che continua a bere latte dopo lo svezzamento. Per capire di che cosa parliamo, potete consultare le tabelle nutrizionali che mette a confronto il latte umano con il latte di altri animali. I prodotti caseari distruggono le ossa: i paesi del mondo in cui si beve più latte hanno PIU’ osteoporosi e fratture del bacino. Di pari passo con l’aumento del consumo di latte/latticini e di calcio aumentano anche i fattori di rischio per l’osteoporosi e le fratture ossee. Gli alti livelli di sodio e proteine animali procurano all’organismo acidosi metabolica (in pratica il sangue diventa acido). Per compensare questo, l’organismo estrae i minerali dalle ossa (tra cui il calcio, appunto) – per sfruttare il loro grande effetto alcalinizzante – e poi li elimina nell’urina. In sintesi: più latte e latticini si assumono, più si hanno perdite ossee. Ci sono eccellenti fonti vegetali di calcio che non provocano acidosi metabolica; anzi, sono alcalinizzanti e aiutano la salute delle ossa. I broccoli, il cavolo, gli altri ortaggi a foglia verde tra cui gli spinaci, la verza, i semi di sesamo, il tahini, il tofu con aggiunta di calcio e i latti vegetali e succhi di frutta fortificati hanno quantità adeguate di calcio che soddisfano il fabbisogno giornaliero. Il fattore in assoluto più importante per la salute delle ossa è il movimento. Per aumentare e mantenere la densità ossea, è necessario porre sotto tensione le ossa regolarmente. Per aumentare la massa e prevenire l’osteoporosi introducete allenamenti di resistenza e qualche attività come il camminare o il jogging. Questo fattore è di gran lunga più importante di qualsiasi componente nutrizionale. Altre informazioni le puoi trovare nell’articolo I benefici di una passeggiata al parco. Anche la vitamina D ha un importante ruolo nella salute delle ossa. Indipendentemente dalla quantità di calcio che si consuma, per assorbirlo serve la vitamina D. Inoltre, il 70-97% della popolazione ha livelli di vitamina D insufficienti o carenti. Domandate al vostro medico un esame della 25-idrossivitamina D, e se il livello risulta essere al di sotto di 35-50 ng/mL, aggiungete una dose giornaliera di luce solare (basta qualche minuto nelle ore centrali della giornata senza filtri solari). Se questo non migliora i vostri livelli di vitamina D, c’è bisogno di un integratore. La caseina è un potente cancerogeno: decenni di ricerche hanno scoperto che la caseina è un potente promotore del cancro. I prodotti caseari producono alti livelli di grassi saturi e colesterolo, note cause l’aterosclerosi. Questa conduce alla cardiopatia. Tratto da 10 buoni motivi per non bere latte

Io ho a cuore il mio corpo e per quanto i miei cari e amici tengano a me, sono il solo ed unico individuo a poter realmente compromettere o preservare il mio stato di salute fisico e mentale”: quello di cui noi ci nutriamo è un aspetto fondamentale, per preservare la nostra salute sia fisica che mentale, quindi se non sappiamo cosa ingeriamo, non sapremo neanche se un alimento fa bene al nostro corpo o meno, e soprattutto non sapremo se è “adatto naturalmente” al nostro organismo.

È doveroso riproporre l’affermazione tanto conosciuta, sbandierata su tutti i media e dall’opinione pubblica, che vede il latte come un alimento che “rafforza le ossa perché ricco di calcio”. A tal proposito si porta a conoscenza che da vari studi ed esperimenti effettuati in diverse parti del mondo (si consiglia il libro “The China Study”), anche monitorando per vari anni porzioni di popolazioni, è stato riscontrato che il latte animale, essendo ricco di proteine, Caseina in primis, che contengono un alto tasso di sostanze acide non adatte al corpo, abbassano notevolmente la percentuale di calcio già presente nelle ossa umane, in quanto, queste sostanze acide, devono essere necessariamente espulse dal nostro organismo per mantenere un equilibrio acido-basico ottimale.

Questo processo avviene sacrificando i depositi di calcio contenuti nelle ossa, espellendo queste sostanze tampone tramite l’urina. Si può quindi affermare che un soggetto che consuma latte e latticini è sicuramente più a rischio di fratture e malattie come l’osteoporosi, rispetto a un soggetto che non ne consuma. È però doveroso sottolineare che, il corpo umano è una macchina complessa, condizionata da numerosi fattori che possono portarla verso disturbi e problemi, infatti la scienza non ha ancora affermato con assoluta certezza che un solo alimento possa provocare una patologia. Oltre a questo è stato provato che il consumo di latte e suoi derivati, e quindi del calcio contenuto al loro interno, non costituisce nessun effetto protettivo sull’osso, al contrario di come ci fanno credere negli spot pubblicitari. Per ridurre il rischio di osteoporosi, va ridotta l’assunzione con la dieta di sodio e proteine animali, aumentando il consumo di frutta e verdura, dell’attività fisica e va assicurato un introito di calcio da fonti vegetali, come ad esempio la verdura a foglia verde e i fagioli, come pure prodotti addizionati di calcio come cereali per la colazione e succhi.

Un discorso molto importante ma purtroppo, ancora una volta, nascosto agli occhi di tutti è quello che riguarda il modo in cui vengono nutrite le vacche o comunque tutti gli animali che producono il latte e derivati di cui andiamo tanto ghiotti. Questo aspetto penso sia fondamentale per comprendere un altro motivo, che ci dovrebbe quanto meno spingerci a informarci sulla provenienza dell’alimento che ingeriamo. In quest’epoca di crisi economica e valutando anche l’aumento esponenziale della richiesta da parte del consumatore, il risparmio e il taglio dei costi nell’accuratezza dei processi di lavorazione, incide notevolmente sulla qualità del prodotto finito. Ciò vuol dire che quello che mangiavano e bevevano due o tre generazioni fa, era molto più genuino e sicuro rispetto a quello che consumiamo adesso.

Il caso della “mucca pazza” scoppiato solo qualche tempo fa, è un forte segnale che le contaminazioni e gli ambienti di allevamento non sono assolutamente idonei e sicuri per la produzione di alimenti. L’aspetto principale è il mangime con cui gli animali vengono nutriti, che si è evoluto nel tempo, in peggio aggiungerei, perché se anni fa si utilizzava solo foraggio (componenti vegetali che si trovano in natura), oggi si utilizzano anche vari composti di scarti che come, nel caso della mucca pazza, hanno provocato la contaminazione degli stessi animali, al virus. Questi composti sono principalmente farine, ottenute dalla triturazione di ossa e scarti della lavorazione dei macelli della carne e anche da materiale conseguito dalla triturazione dei pulcini maschi vivi, improduttivi nella catena aziendale della carne e uova. Dal 2008 è stato fatto divieto di utilizzare questi composti come mangimi, infatti i macelli dovrebbero assicurarsi dello smaltimento di questi scarti secondo quanto previsto dalla legge, ovviamente pagando regolarmente le aziende incaricate allo smaltimento di questi rifiuti. Come sappiamo, soprattutto in Italia, al fine di risparmiare, leggi come queste vengono periodicamente infrante esponendo il consumatore a rischi di nuove contaminazioni.

Un’altra notizia di cui la maggior parte dei consumatori è ignaro, è la presenza di “batteri” e di “pus”, provocato dallo sfruttamento continuo delle mammelle, all’interno del latte e di conseguenza anche nei derivati che ci ritroviamo nei nostri frigoriferi. Difatti è stata emanata una direttiva europea che stabilisce il limite massimo, sia di batteri che di pus, per un determinato quantitativo di latte, in quanto, pur avendo subito trattamenti di lavorazione ad alte temperature, non possono essere eliminati totalmente. Questo avviene perché la vacca è costretta a produrre circa 10 volte in più del quantitativo di latte che in condizioni normali produrrebbe, tramite la somministrazione di sostanze che l’animale assorbe e che quindi vengono assimilate anche nel latte che produce.

Latte e formaggi , sono stati definiti da alcuni ricercatori ” cibi discarica” in quanto contengono il concentrato di tutte le sostanze chimiche, anabolizzanti, ormoni, tossine, vaccini, antibiotici , etc.,, che hanno ingerito o somministrato agli animali ! Alle donne che allattano si raccomanda di non assumere determinate sostanze o medicinali in quando danneggerebbero il neonato ! Cosi avviene per noi quando beviamo il latte degli animali !! Ma intanto la gente se ne frega di tutto e tirano avanti per la loro strada ! (mangiano anche i whrustel).

I latticini fanno malissimo e sono ricerche che lo dimostrano..Non ve ne accorgete perchè quando vi ammalate non pensate minimamente che possa essere correlato all’alimentazione…e invece i latticini sono correlati con tumori, coliche del lattante (se penso a quei poveri bambini imbottiti di latticini e che si ammalano ogni 3 per 2…), allergie, osteoporosi e molte altre patologie…Per rispondere ad Enina Cocco non esistono formule magiche ma esistono cibi adatti ad una certa fisiologia e cibi che non lo sono..quando si prende un animale per prima cosa si studia il cibo a lui adatto, non darò ad un coniglio carne di un altro animale ma gli darò il cibo per il quale il suo corpo è predisposto…nessuno di noi è predisposto a bere latte di un’altra specie perchè madre natura ha EVIDENTEMENTE predisposto che ogni latte materno sia destinato a dei cuccioli..il latte che bevete è il latte di cui ogni anno migliaia di vitelli sono privati prima di essere poi naturalmente mandati al macello, dopo essere stati separati dalla madre a poche ore dalla nascita, sbattuti in un lurido box isolato, alimentati artificialmente e fatti diventare anemici per poi essere macellati…E tutto questo solo a livello etico è veramente schifoso, meschino e inaccettabile. (tratto da vekiclub)

Bere latte è innaturale? Spesso capita di trovare diversi articoli che trattano di questo argomento, affermando come nutrirsi di latte potrebbe essere contro natura, in quanto nessun animale adulto beve latte. La motivazione più forte che viene chiamata in causa consiste nel fatto che molte persone sono intolleranti al lattosio, lo zucchero presente nel latte. Forse questo significa che questo cibo non è adatto agli adulti? L’intolleranza al latte si manifesta con sintomi ben specifici, come diarrea, gonfiore, flatulenza e meteorismo. Di solito si può rimediare a questo problema portando avanti una dieta adatta, che eviti il consumo di alimenti che contengono lattosio, proteine del latte e derivati. Ma da che cosa è determinata l’intolleranza? Il lattosio, per poter essere sfruttato come fonte di energia, deve essere scomposto in due zuccheri semplici, il glucosio e il galattosio. Tutti i mammiferi neonati, compreso l’uomo, possiedono un enzima, la lattasi, che ha il compito della scomposizione del lattosio nel duodeno e nell’intestino tenue. La produzione dell’enzima tende a calare nel tempo e cessa quasi del tutto tra i 5 e i 10 anni. Per questo in molte persone adulte si manifesta l’intolleranza al latte. Però la regola non vale per tutti, perché chi non produce l’enzima non necessariamente sviluppa dei problemi nel consumare il latte. Alcuni studi scientifici hanno dimostrato anche come il consumo giornaliero di lattosio possa contribuire a selezionare una flora batterica intestinale capace di alleviare i sintomi più intensi dell’intolleranza. Tratto da TantaSalute.it

Il latte vaccino è un alimento che contiene molti nutrienti importanti, tuttavia a detta di molti esperti non è assolutamente necessario” di Claudio Monteverdi

“Da alcuni anni il latte di origine animale è molto discusso tra medici, nutrizionisti ed esperti di benessere naturale. Gli spunti di discussione sono molteplici: le intolleranze sempre più diffuse, come quella al lattosio in aumento anche all’aumentare dell’età, le tecniche di produzione industriali (gli allevamenti intensivi con largo utilizzo di antibiotici, la pastorizzazione che distrugge buona parte dei nutrienti), il crescente numero di persone che scelgono un’alimentazione vegana, le nuove dimostrate teorie che bere latte non preserva da problematiche di osteoporosi ma anzi aumenta statisticamente la sua incidenza sui consumatori abituali, la comprovata aumentata correlazione tra i consumatori maschi di latte e suoi derivati e l’incidenza del cancro alla prostata (fonte The China Study di T.Colin Campbell), le recenti dichiarazioni di medici che sostengono, spiegazioni ed evidenze scientifiche alla mano, l’inutilità e la dannosità del latte vaccino nell’alimentazione umana, in particolare per gli adulti.

L’intolleranza al latte

Fatte queste premesse, accenniamo al tema dell’intolleranza per poi passare alle alternative vegetali di prodotti comunemente denominati “latte” che in comune con quello vaccino hanno solo il colore e il possibile utilizzo sostitutivo, seppure con proprietà diverse.

Quando si parla di intolleranza al latte nella maggior parte dei casi si fa riferimento alla situazione in cui l’intestino non è in grado di scomporre il lattosio ai fini della digestione, oppure a quando l’organismo non riesce ad assimilare le proteine. L’intolleranza al lattosio, uno zucchero complesso, è provocata dalla carenza della lattasi, l’enzima che nell’intestino rende assorbile questo “zucchero del latte”. In genere i bambini possiedono questo enzima, che però può diminuire nel corso dell’età adulta.  Il lattosio non è solo presente nel latte vaccino, ma anche (in percentuali leggermente diverse) nel latte di capra e nel latte di pecora, ma anche nello yogurt e in diversi tipi di formaggi freschi, come la ricotta. I sintomi tipici dell’intolleranza al lattosio sono dolori addominali, meteorismo, diarrea, causati dalla fermentazione del lattosio non digerito che provoca la produzione di gas e altre sostanza. Le cause dell’intolleranza al latte e della difficoltà di digerire le proteine sono invece più complesse e richiedono approfondimenti.

Leggi anche l’articolo Latte e derivati di origine animale, meglio no grazie!

calendario latteI latti vegetali: il latte di riso, il latte di soia, il latte di mandorle, quelli di avena e di cocco. Tra i più conosciuti tipi di latte vegetale troviamo il latte di riso, il latte di soia, il latte di mandorle, quelli di avena e di cocco. Negli ultimi anni, grazie ad alcuni produttori ed alla maggior diffusione dei negozi di alimentazione naturale e di prodotti da agricoltura biologica, è diventato relativamente semplice trovare in commercio anche altri tipi di latte da cereali come il latte d’orzo, il latte di mais,  quelli di farro, di kamut e di miglio. Su qualunque latte vegetale ricadrà la vostra scelta, il consiglio è quello di scegliere prodotti da agricoltura biologica e non dolcificati, alcuni produttori infatti per ottenere un gusto omogeneo aggiungono dolcificanti di vario tipo. Un altro elemento che vale la pena prendere in considerazione quando si legge l’etichetta, è il contenuto di sale (sodio) e l’eventuale presenza di grassi aggiunti. I vari tipi di latte vegetale non contengono lattosio, ne caseina, ne colesterolo, ecco perché sono una valida alternativa al latte vaccino anche per chi non è vegetariano/vegano, ma è intollerante al lattosio, o allergico alla caseina, oppure abbia fattori di rischio cardiovascolare. Questa ampia scelta consente ormai a chiunque, anche se soggetto ad altre intolleranze, come quella al glutine o alla soia, o allergie, di poter scegliere un latte vegetale adeguato alle proprie necessità. Le ottime proprietà del latte vegetale per chi non può o non vuole bere il latte vaccino. Latte di riso, di soia, di miglio, di mandorla e molti altri sono scelte piu sane del latte vaccino”. Tratto da naturopataonline.org. Leggi anche l’articolo Latte di soia: proprietà, valori nutrizionali ed effetti collaterali

allattam_breastfeedingUn altra ricerca ha stabilito che “secondo uno studio condotto in Giappone, l’assunzione materna di prodotti caseari come il latte, lo yogurt, i formaggi e il Calcio durante il periodo di gravidanza e di allattamento ridurrebbe il rischio di eczema infantile, asma ed eczema atopico. L’eczema infantile o dermatite atopica, è una malattia frequente nei bambini caratterizzata dalla comparsa di chiazze rosse ricoperte da vescicole che poi si desquamano e creano delle croste pruriginose. Tale forma di dermatite, è spesso causata dalla sensibilizzazione dei bambini verso alcuni allergeni di origine alimentare come il latte, i cereali, le uova, la frutta o il pesce.

Lo studio relativo al consumo materno di latticini, è stato effettuato su circa 1.354 coppie madre-bambino, dove l ‘età media della madre era di circa 31 anni, al fine di stabilire un associazione tra consumo materno di latticini, Calcio e Vitamina-D durante la gravidanza e i disturbi allergici in bambini aventi un età compresa tra i 23 e 29 mesi. Per cui una maggiore assunzione di latte, formaggio, yogurt, e Calcio durante la gravidanza, può ridurre efficacemente il rischio di eczema infantile per i successivi 12 mesi.

In particolare i ricercatori di uno studio realizzato dall‘Università di Maastricht e dal Louis Bolk Institute, ha evidenziato come le madri che consumano il latte biologico siano in grado di produrre del latte materno capace di proteggere il piccolo dalle sostanze allergeniche. Hanno inoltre evidenziato una minore incidenze di eczema, allergie e asma in bambini che sono stati allattati al seno per lungo tempo ed appartenenti a famiglie che consumano alimenti biologici.

Come faranno i neonati a sviluppare gli anticorpi alle varie malattie? Se il latte materno contiene oltre 700 specie di batteri diversi e chiaro come la flora batterica dei neonati si venga a costituire, ma è da qui che i bebè possono sviluppare poi i diversi anticorpi? Gli stessi scienziati spagnoli della Spanish Foundation for Science and Technology, autori di questa ricerca che è giunta a noi anche tramite la pubblicazione sull’American Journal of Clinical Nutrition, fanno sapere che: “Non ci aspettavamo una tale ricchezza di diversità microbica e il latte materno è determinante nella formazione della flora batterica dei neonati anche se si deve ancora approfondirne il ruolo biologico”. Fino ad ora, però, si può dire che lo studio abbia analizzato la presenza dei batteri trovandone caratteristiche e diversità a seconda delle neo mamme, dei loro livelli ormonali, delle loro caratteristiche fisiche e del tipo di parto. Insomma la mappa microbiotica batterica del latte materno che giunge all’intera comunità scientifica è senza ogni ombra di dubbio un passo in avanti verso altre importanti scoperte per la salute umana.

La ricerca. I ricercatori spagnoli sono riusciti ad individuare, all’interno della loro ricerca, e a mappare il Dna di ben 700 batteri differenti presenti all’interno del latte materno o meglio attraverso il sequenziamento massiccio del DNA hanno identificato l’insieme dei batteri presenti nel colostro, ovvero la prima secrezione della ghiandole mammarie. Maria Carmen Collado, una delle autrici della ricerca, e Alex Mira, hanno, poi, sottolineato come si sia potuto osservare che il latte delle donne variava a seconda delle caratteristiche fisiche delle diverse mamme. Il latte delle mamme in sovrappeso o di quelle che non sono riuscite a contenere il peso durante la gravidanza poteva contenere, fra tutti, i livelli più bassi di diversità batterica, ma anche il tipo di parto poteva causare differenze. Cesareo vs parto naturale delimitavano nuove differenze all’interno delle diversità batteriche che si potevano contare tanto che la ricercatrice ha detto: “Pensiamo che lo stato ormonale della madre al momento del parto giuochi un ruolo importante nella composizione del latte”.

I batteri. Cosa fanno i  batteri che sono presenti all’interno del latte materno? Essi hanno vitale importanza perché costituiscono il primo contatto con i microorganismi che colonizzano il sistema digerente dei neonati, ma ancora non è dato sapere altro. La ricerca, ora, proseguirà per capire se i batteri possano aiutare a digerire il latte o se aiutino veramente per la formazione degli anticorpi tanto che gli stessi studiosi hanno poi affermato: “Se i batteri individuati nel latte materno risulteranno svolgere un ruolo chiave nello sviluppo del sistema immunitario dei neonati potranno anche essere aggiunti alle formule per l’infanzia per diminuire il rischio di allergie, asma e malattie autoimmunitarie”. (fonte newnotizie.it)

“Se allattati al seno per 6 mesi saranno più intelligenti. I bambini che vengono allattati al seno per almeno i primi sei mesi di vita riescono meglio in matematica, hanno risultati migliori nella lettura e nella scrittura e fanno meno errori di ortografia dei loro coetanei.

Questo è quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista specialistica Pediatrics dai ricercatori australiani della University of Western Australia, coordinati da Wendy Oddy, secondo cui l’effetto benefico funzionerebbe in particolar modo nei maschietti e potrebbe dipendere da un legame più forte che si instaura con la madre durante l’allattamento e dalla presenza di alcune sostanze, nel latte materno, che possono contribuire a sviluppare il cervello.

Lo studio ha coinvolto poco più di 1.000 donne dalla 18esima settimana di gravidanza seguite fino al decimo anno di età dei bambini, dei quali sono state analizzate con questionari standard – dopo aver corretto fattori potenzialmente distorsivi come il livello di istruzione, l’istruzione della madre e il reddito familiare – le capacità di lettura, scrittura e ortografia dei singoli bambini. “Abbiamo rilevato che l’allattamento al seno per almeno sei mesi è significativamente associato a un aumento dei punteggi in matematica, lettura, scrittura e ortografia per i ragazzi, mentre nessun effetto è stato visto sulle ragazze. In media i ragazzi sono meno bravi rispetto alle loro coetanee, ma i loro punteggi migliorano se sono stati allattati per sei mesi o più”.

Risultati simili si erano già avuti con uno studio americano pubblicato su “Archives of General Psychiatry”, secondo cui i bambini che sono allattati al seno, ottengono punteggi più elevati nei test di intelligenza. Bambini di sei anni e mezzo, nutriti al seno, hanno registravano punteggi 7,5 punti superiori alla media nei test verbali di intelligenza, + 2,9 in quelli non verbali, con una media globale di 5,9 punti superiore a quelli non allattati al seno. Un’altra ricerca realizzata dalla Food Standards Agency sosteneva invece che non è il latte materno a influire sul quoziente intellettivo del bambino, ma l’intelligenza dei genitori, e in particolare quella della madre che decide di allattare al seno.

Servono quindi ulteriori studi per comprendere meglio i reali effetti del latte materno sui figli, per capire se un prolungato ed esclusivo nutrimento al seno migliora davvero dunque lo sviluppo cognitivo dei bambini.”

Adriana Ruggeri

 

Altre utili informazioni le trovate nell’articolo “Gli antibiotici naturali: ecco quali sono”

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Mirco

2 pensieri su “Il latte animale è pericoloso

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